La forza del Milan si vede nelle difficoltà. Non perde il filo del gioco anche tra cento infortuni. Non perde il controllo quando il vento della partita soffia contro. Non dà mai l’idea di essere sopraffatto, nemmeno se è in dieci. D’altronde è una squadra nata da una sconfitta pesante: 5-0 con l’Atalanta, qualche settimana prima che lo sport si fermasse per il Covid. Dalla ripresa di quel campionato in emergenza, il Milan è sempre cresciuto, migliorato, senza mai follie di mercato, solo nel gioco. È andato via, per dire, il portiere più forte del mondo e tra i pali nelle sfide che pesano il triplo c’è ora Tatarusanu, costato un milione. Pioli ha dato al Milan prima il gioco, poi i punti, infine la consapevolezza che è la sintesi profonda di tutto. La vittoria contro la Roma, ennesima in uno scontro diretto, sul campo dove pochi giorni prima s’era fermata la corsa del Napoli, ha un valore notevole nel borsino del campionato. Come si è visto in maniera eclatante contro l’Atalanta, quando il Milan spinge è difficile per chiunque resistere all’onda d’urto. Almeno in Italia. In Champions è un altro discorso. Lì, oltre al gioco, servono anche i campioni. Il Milan difficilmente passerà agli ottavi: un male per le casse del club, un bene per la corsa allo scudetto. Lo scorso anno la volatona dell’Inter partì appunto dall’eliminazione da tutte le competizioni europee prima di Natale. Non che possa essere un obiettivo, soprattutto per un club che di Champions ne ha vinte sette, ma un potente lenitivo invece sì. Il derby domenica può essere decisivo. Gli attacchi promettono spettacolo, ma la sfida si vincerà a centrocampo.